Una parte dei reperti vitrei della villa di Aiano-Torraccia di Chiusi consiste in oggetti di uso domestico come bicchieri e calici, ottenuti con la tecnica della soffiatura: si insufflava aria con un tubo di ferro, detto “ canna”, in una una porzione di vetro fuso fino a ottenere una forma di base cava delle dimensioni desiderate. Elementi come il piede per i calici erano invece realizzati utilizzando masse vetrose più piccole saldate successivamente al corpo centrale.
In quantità più consistente troviamo elementi riconducibili a frammenti di decorazioni che dovevano abbellire le pareti interne della villa nella sue diverse fasi di vita (IV-V sec. d.C.), come tessere musive e sectilia, sottili lastre di vetro sia monocrome che policrome, che dovevano imitare le tarsie parietali in marmo: venivano realizzati tramite la colatura del vetro fuso su una superficie piana, ottenendo una lastra che veniva tagliata a seconda delle necessità d’impiego dopo un lento raffreddamento. Sono stati ritrovati anche alcuni frammenti di vetro da finestra.
Gli artigiani installatisi nelle strutture di abbandono della villa intorno al VI secolo d. C. avevano riorganizzato gli ambienti in zone produttive nelle quali è possibile ricostruire l a catena operativa del vetro: si partiva dall’accumulo localizzato dei frammenti delle decorazioni parietali e delle suppellettili da mensa per poi passare alla rifusione in una fornace ( presso la quale sono anche stati ritrovati alcuni scarti di lavorazione), per avere nuovo vetro fuso dalla cui colatura si otteneva dei vaghi di collana.
L’uso di riciclare il vetro era pratica già nota fin dalla prima età imperiale: degli addetti giravano per le strade per raccogliere i vetri rotti da destinare alle officine vetrarie. Lo studio di questi reperti ci parla quindi dei vari momenti di vita di questa villa, prima abitazione privata e poi zona produttiva in seguito all’abbandono da parte di chi vi abitava: i sectilia in particolare sono la testimonianza della varietà e della ricchezza della decorazioni che abbellivano la villa, della disponibilità economica del suo proprietario e del livello tecnico di coloro che erano stati incaricati di realizzarle. I vetri da mensa ci parlano invece della semplicità della vita quotidiana.
Se un fenomeno caratteristico dell’epoca Tardoantica e Alto Medievale come lo spoglio e il reimpiego dei materiali architettonici e decorativi ha determinato il colpo di grazia per il degrado strutturale della villa, è stato anche l’impulso primo per una nuova e diversa fase di frequentazione di questi spazi legata all’attività artigianale, che non è da escludere fosse coinvolta in ampio circuito di scambi commerciali lungo la Val d’Elsa.
Federica Salvucci (archeologa, Università di Firenze)